CensoReCenso Maggio2022
Attraverso questo blog vorrei censire il grado di transitività degli spettacoli teatrali e performativi che incontro recensendone poi solo quella porzione, naturalmente senza censure. NB è un gioco per me, vorrei condividerlo con voi!
CensoReCenso N*1 maggio2022
Parto in realtà descrivendo non uno spettacolo ma una sezione del Festival Maggio All’Infanzia di Bari, nello specifico “La vetrina”, cioè quegli spettacoli che sono presenti in cartellone per essere visionati dai distributori. Ho potuto assistere a sei pièce e in tre di queste la tendenza ad aprire verso il pubblico presente era evidente e pregnante, in un caso addirittura indispensabile alla messa in scena.
Descriverò nei dettagli questi tre spettacoli nelle prossime CensoReCenso. Volevo, per ora, sottolineare il dato generale più lampante ed importante e cioè il numero: 50%! La metà degli spettacoli presentati in un festival così importante per il teatro ragazzi (quanto meno per il Sud Italia) immette nelle proprie drammaturgie dimensioni transitive da vivere con il pubblico.
In uno di questi il pubblico era diviso tra adulti e bambini e attraverso l’uso di cuffie wifi i due gruppi assistevano al medesimo spettacolo ma con due testi diversi e la transitività passava per un canale emozionale di apprensione verso i bimbi che venivano catturati dal pifferaio magico!
In un altro si poteva colloquiare alla fine dello spettacolo con i protagonisti reali della fiction appena raccontata.
Nella produzione più audace in transitività, nel finale della pièce le luci della platea si accendevano per dare al pubblico il ruolo dei sudditi del regno vissuto fino a quel momento all’interno della quarta parete!
Tutte costruzioni drammaturgiche tendenti al transitivo molto interessanti e di grande suggestioni…ma…ma…ma ho raccolto anche un altro dato che mi aiuta ad evidenziare come ci sia fascino e paura nei confronti di opere davvero transitive. Era evidente che queste porzioni transitive erano estremamente sotto controllo. Prima si costruivano drammaturgicamente i margini che poi avrebbero contenuto l’azione transitiva e quel naturale atteggiamento del pubblico ad attivarsi e fare proprio il rito dell’incontro quando gli viene permesso. Così l’azione transitiva poteva costruirsi e consumarsi solo ed esclusivamente all’interno di quella zona.
Un esempio su tutti, che va ben oltre questi tre incontri è il buio della sala! Chi lavora nel teatro ragazzi sa benissimo che qualsiasi buio in sala che precede qualsiasi spettacolo verrà riempito da un grido generale che un antropologo teatrale definirebbe “Quel grido primordiale dell’incontro con l'extra quotidiano che i bambini conoscono ancora e che non è stato spazzato e represso attraverso il condizionamento sociale” (cit. mia tesi di laurea). Bene, quel buio è stato sempre “gestito”, mai lasciato in condizioni libere, ma sempre pensato e nella maggior parte dei casi evitato.
In definitiva mi viene da sottolineare come la tendenza sia quella di ri-cominciare e ri- conoscere ed apprezzare i vari livelli transitivi cercando di attivare drammaturgie che lo comprendano e lo controllino, ma allo stesso tempo si tenta di reprimere quel naturale atteggiamento del genere umano a rendere transitivo qualsiasi attività collettiva e rituale (come il teatro).
Forse esiste una transitività naturale ed una indotta… forse sono due oggetti diversi con lo stesso nome… Credo anche che, allo stesso modo, abbiamo dato troppe cose e troppe attività umane da indicare alla sola parola Teatro.